"Se pensate che praticherete quando ne avrete il tempo, non praticherete mai. Che succederà se morirete accidentalmente?

Se non praticate con diligenza oggi
e se dovreste morire domani, chi potrà darvi questi insegnamenti profondi?
Se non lo fate voi stessi, a cosa servono le pratiche degli altri?
E' come il sogno di un mendicante che crede di essere principe: tutto scompare nell'istante in cui si risveglia"
​D. Odier

Giro attorno al tappetino,
ancora un giro.
Un bicchiere d'acqua, sono pronta.

Apro un poco la finestra. 

Sono pronta.

Una giornata come tante.

E mi sto annoiando 
all'idea di salire sul tappetino per fare sempre i soliti "esercizi"... 

Primo strato.

Ma poi ho anche un po' di paura. 
Salire sul tappetino, a volte, vuol dire essere disposti ad una metamorfosi.
Esistono metamorfosi del tutto prive di fatica? 

La noia è un trucco della mente dietro cui mi nascondo al bisogno.
La paura, parte della mia essenza.
Andare in pezzi per rinascere, un principio che sembra imprescindibile in molte culture.
Perfino Jung nel suo Libro Rosso parla della "morte dell'eroe".
Se è così naturale, perchè è contrario al mio spirito di conservazione?
E se non è naturale, perchè è così attraente? 
Forse perché in quei tre metri quadrati c'è un posto per la vera me, ma ha un prezzo: lasciar andare.

Se "tutto è uno", allora non sono da sola in questa danza.