Il nuvolo innamorato - Nazim Hikmet
Vi riporto l'introduzione di questo libro di favole splendido perchè, come l'introduzione di "Donne che corrono coi lupi" di Clarrisa Pinkola Estes, è un preludio perfetto.
Posavo la testa in grembo a mia nonna, e la sua mano, con le vene in rilevo, simile a una gialla foglia autunnale di castagno, mi accarezzava. Sapeva, mia nonna, raccontare quelle favole che riempiono gli occhi dei bambini di sonno profondo come una notte stellata.
Si somigliavano tutte, quelle favole. E ad ogni favola, quando la nonna arrivava a quel certo punto, anche se il sonno mi innondava le guance come un'acqua oscura, io tiravo su la testa, e la guardavo imbronciato. Perchè poi non avrei dovuto guardarla?
"I viandanti si mettono in viaggio...; Testapelata s'infila gli scarponi di ferro e marcia sulle montagne...; il figlio più piccolo del re parte alla ricerca della fidanzata che piange presso l'albero alla fonte... Ma ognuno, cammina pochino, cammina benino, per monti per valli per piani..., si volta... ed è tanto il cammino... quanto d'orzo un granellino..."
Esiste no?, quel cammina pochino, cammina benino, per monti per valli per piani... si volta, ed è tanto il cammino... quanto d'orzo un granellino...
Ebbene, era appunto questa la cosa che lamia testolina non riusciva in alcun modo a comprendere!
Mia nonna è morta da tempo, e da tempo io sono diventato grande...
Eppure, tuttora non riesco a comprendere quel "cammina pochino cammina benino". Del resto com'è possibile che il mio pensiero di oggi, del ventesimo secolo, afferri quel che una mentalità medioevale è venuta insinuando fin nelle favole?
Nonno non sono ancora, e non ho nipotini... Ho però un bambino di otto anni, robusto e bravo.
Quando sua nonna, raccontandogli una favola, arriva a quel certo punto, intervengo io e, con tono convinto della voce, continuo:
"... e lui intanto cammina, spiana i monti e le valli, e si volge e non scorge quel posto lontano da dove è partito!"
Si somigliavano tutte, quelle favole. E ad ogni favola, quando la nonna arrivava a quel certo punto, anche se il sonno mi innondava le guance come un'acqua oscura, io tiravo su la testa, e la guardavo imbronciato. Perchè poi non avrei dovuto guardarla?
"I viandanti si mettono in viaggio...; Testapelata s'infila gli scarponi di ferro e marcia sulle montagne...; il figlio più piccolo del re parte alla ricerca della fidanzata che piange presso l'albero alla fonte... Ma ognuno, cammina pochino, cammina benino, per monti per valli per piani..., si volta... ed è tanto il cammino... quanto d'orzo un granellino..."
Esiste no?, quel cammina pochino, cammina benino, per monti per valli per piani... si volta, ed è tanto il cammino... quanto d'orzo un granellino...
Ebbene, era appunto questa la cosa che lamia testolina non riusciva in alcun modo a comprendere!
Mia nonna è morta da tempo, e da tempo io sono diventato grande...
Eppure, tuttora non riesco a comprendere quel "cammina pochino cammina benino". Del resto com'è possibile che il mio pensiero di oggi, del ventesimo secolo, afferri quel che una mentalità medioevale è venuta insinuando fin nelle favole?
Nonno non sono ancora, e non ho nipotini... Ho però un bambino di otto anni, robusto e bravo.
Quando sua nonna, raccontandogli una favola, arriva a quel certo punto, intervengo io e, con tono convinto della voce, continuo:
"... e lui intanto cammina, spiana i monti e le valli, e si volge e non scorge quel posto lontano da dove è partito!"